La cecità infantile totale come fattore di rischio nelle prime relazioni genitore-figlio: scoperte preliminari in un campione italiano

La psicologia dello sviluppo spiega come il senso della vista sia fondamentale per la crescita del bambino: il contatto visivo tra un genitore e il proprio figlio è infatti necessario per lo sviluppo dei network cerebrali infantili, in particolare quelli legati alla socialità e alla comunicazione. Secondo questo principio, la cecità congenita dell’infante impedisce l’utilizzo dei segnali visivi e potrebbe portare a difficoltà nello sviluppo.

Un recente studio italiano ha trovato come, in famiglie con lattanti aventi disabilità visive parziali o totali, ci sia un’influenza reciproca tra le abilità comunicative e sociali del bambino e fattori apparentemente esterni, come lo stress e il supporto sociale percepiti dai caregiver.

In particolare, viene considerato il comportamento del bambino durante l’interazione con il genitore: i risultati mostrano che i lattanti con assenza congenita della vista, rispetto a coloro che presentano visione residua o totale, dedicano lo stesso tempo alla joint engagement, ma dirigono meno lo sguardo e il volto verso i parenti.

Ciò costituisce un fattore di rischio per le prime relazioni genitore-figlio e potrebbe indurre ulteriore stress parentale che, a sua volta, causa una minor comunicazione diadica con il bambino, mettendo in pericolo lo sviluppo ottimale delle capacità sociali del lattante.

In questo delicato equilibrio si inserisce anche la percezione di supporto sociale da parte dei familiari: i genitori di bambini affetti da disabilità visive rischiano di allontanarsi dal proprio circolo sociale a causa del sovraccarico fisico e mentale legato alle cure mediche e alle preoccupazioni sul futuro e sullo sviluppo dei figli (date anche dalla stigmatizzazione sociale), arrivando a sentirsi completamente isolati. La percezione di scarso supporto della propria rete sociale può aggravare la situazione di stress genitoriale, rendendo ancora più difficile la relazione con i figli.

Come aiutare, dunque, le famiglie in cui uno o più figli si trovano in condizione di disabilità visiva, in modo da ridurre lo stress dei genitori e favorire lo sviluppo di abilità sociali e comunicative dei bambini?

La ricerca mostra che l’intervento può essere diversificato: per le madri potrebbe essere maggiormente incisivo imparare a sviluppare una comunicazione diadica con i propri figli basata su segni di joint engagement che non siano dipendenti dalla visione, ad esempio carezze e vocalizzi; per i padri potrebbe essere efficace un’azione volta a capire come spiegare i bisogni della famiglia al proprio network sociale, in modo da percepire un supporto maggiore dalla comunità di appartenenza.

Bigliografia

Gui A, Perelli D, Rizzo G, Ferruzza E and Mercuriali E (2023). Children’s total blindness as a risk factor for early parent-child relationships: preliminary findings from an Italian sample. Frontiers in Psychology 14:1175675. doi: 10.3389/fpsyg.2023.1175675